Emergenza abitativa, la dichiarazione del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad

Non solo sfratti, ma anche difficoltà nel pagare le bollette, saldare una rata dell’affitto o coprire quelle spese che, dal punto di vista dei servizi, rientrano nel nome più generale di sostegno all’abitare

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Quello della casa è senza dubbio tra le criticità che la pandemia sanitaria ha maggiormente evidenziato e acuito. Proprio per questo l’Amministrazione comunale sta intervenendo con una variegata serie di interventi con l’obbiettivo prioritario di sostenere le famiglie più in difficoltà.

Se questa estate il blocco degli sfratti e delle esecuzioni immobiliari, varato dal Governo con il decreto legge "Sostegni", ha tenuto sottotraccia il fenomeno, con la fine delle misure emergenziali, già da un paio di mesi ai servizi sono tornati a chiedere aiuto diversi cittadini. Sono un’ottantina quelli che si sono presentati nei diversi sportelli territoriali, come quello sociale del Comune di Rimini, piuttosto che a quello della tutela minori o di altri afferenti alla variegata rete del welfare locale.

Tutti sottoposti a sfratto, di cui più della metà presso i privati, e i rimanenti in abitazioni di edilizia residenziale pubblica o a canone calmierato.  Non si tratta di dati ufficiali, che saranno certamente più alti, ma di una ricognizione interna che ho voluto fare con i servizi comunali per avere un aggiornamento in tempo reale.  Per la maggior parte di questi casi il Comune di Rimini ha dedicato una parte importante (circa 300 mila euro) del fondone predisposto per l’emergenza Covid, garantendo a una ottantina di cittadini e famiglie riminesi un aiuto immediato per il sostegno all’affitto o per nuove soluzioni abitative post sfratto.

Una risposta efficace in un momento di emergenza che per molti di questi cittadini ha fatto la differenza, dandogli la possibilità di rialzarsi in un momento difficile. Ma non possiamo fermarci a questi che, seppur fondamentali e strategici, rimangono comunque interventi di carattere emergenziale. La necessità è quella di ampliare le soluzioni abitative per chi è più in difficoltà. Come? Sono due le vie percorribili da subito. La prima è quella di avviare l’iter per l’individuazione di aree su cui costruire alloggi di edilizia residenziale pubblica e a prezzo calmierato, la seconda quella di aumentare gli accordi con i proprietari privati di alloggi sfitti. Sul primo elemento abbiamo già progetti in essere, quello ad esempio sul vecchio Mercato Ortofrutticolo lungo la via Emilia e la riqualificazione del comparto di via Roma, al cui interni sono previsti spazi di edilizia popolare.

Comunque, in entrambi i casi si tratta di soluzioni in grado di incidere in maniera importante su un fenomeno che è necessario affrontare in maniera strutturale, con una intelligente politica abitativa in grado non solo di implementare l’impegno pubblico, ma anche e soprattutto di offrire ai proprietari privati di immobili sfitti una opportunità di collaborazione basata su condizioni e rassicurazioni vantaggiosi per entrambi.

In questa maniera riusciremmo non solo a dare un aiuto concreto a chi ha più bisogno, ma anche a creare le premesse per una società solidale che, nell’impegno condiviso tra pubblico e privato vede una delle grandi opportunità future di crescita e sviluppo, economico e sociale.

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Ultimo aggiornamento

14/10/2023, 00:10