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Sigismondo d’oro 2025

Dettagli

Descrizione breve
Consegnata a EducAid e Salesiani Don Bosco Rimini la massima onorificenza cittadina
Data:

20 Dicembre 2025

Tempo di lettura:

8 minuti

Descrizione

Il saluto di fine anno del sindaco Sadegholvaad.

È stato assegnato a EducAid e Salesiani Don Bosco Rimini - due realtà che incarnano i valori dell'altruismo, della solidarietà e dell'impegno educativo dentro e fuori dai confini cittadini – il Sigismondo d’oro 2025, il massimo riconoscimento civico attribuito ai riminesi che abbiano onorato, con la propria attività, la città. 

Una cerimonia che in questa edizione ha rinnovato la sua tradizionale formula, ospitando in apertura l'intervento della scrittrice, giornalista e umorista Lia Celi. A seguire un emozionante momento dedicato alla memoria delle persone di Rimini o legate in qualche modo alla città, che ci hanno lasciato nel corso di quest’anno: un’occasione per sottolineare lo spirito di comunità, filo rosso del Sigismondo 2025, più volte evocato dal Sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad nel suo tradizionale saluto di fine anno.

Alla vicesindaca Chiara Bellini e alla presidente del consiglio comunale Giulia Corazzi è spettata la lettura delle biografie e delle motivazioni del Sigismondo d’oro. A ricevere il riconoscimento per EducAid, Ivo Giuseppe Pazzagli, presidente dell’organizzazione non governativa attiva dal 2000 nei settori dell'inclusione sociale e dell'educazione inclusiva a livello internazionale, insieme al direttore Riccardo Sirri. Per i Salesiani Don Bosco Rimini, presenza storica e vitale nel tessuto sociale della città, sul palco sono saliti don Roberto Dal Molin e don Giuseppe Roberto Smeriglio, rispettivamente superiore dei Salesiani di Lombardia ed Emilia Romagna e direttore dell’Opera Salesiana di Rimini.

In chiusura un momento musicale dedicato a tutti i riminesi, con l'esecuzione di E se domani, un grande classico della musica italiana scritto sessant’anni fa dal riminese Carlo Alberto Rossi, Sigismondo d’oro nel 1994. Ad interpretare questa celebre canzone, così come gli altri brani che hanno accompagnato la serata, un ensemble composto da Sara Mascella alla voce, Claudia Mancini al violino,  Luca Zangheri al violoncello e Mattia Guerra agli arrangiamenti e tastiera. A loro è spettato anche il compito di aprire la serata sulle note de ‘La sera dei miracoli’.

Di seguito l’intervento del Sindaco Jamil Sadegholvaad: 

Buonasera e benvenuti.

Saluto EducAid e Salesiani Don Bosco Rimini. Sono loro i Sigismondo d’Oro 2025, sono loro i protagonisti e a loro va la gratitudine di tutta la comunità riminese. Grazie per quello che fate. E qui potrebbe finire il mio discorso e sarebbe comunque una degna conclusione.

Grazie… che bella parola! Come generosità.

Non mi ricordo in quale film ho ascoltato di recente questa frase: ‘Ti senti forte? Allora è arrivato il momento di essere generosi’. Siamo bombardati così tanto e ogni giorno dal concetto che forza sia sinonimo esclusivo di voce alta, atteggiamenti esibiti, se non vera e propria prevaricazione, che non sappiamo più riconoscerne la natura profonda.

In Italia ci sono 5 milioni di volontari che dedicano ogni anno alla collettività 84 milioni di ore del loro tempo. Se il nostro Presidente, Sergio Mattarella, poche settimane fa li ha pubblicamente ringraziati, definendoli ‘veri e propri patrioti’, io posso semplicemente aggiungere che chi si mette a disposizione degli altri apre la porta della speranza nel domani.

Il valore della comunità è, nella sostanza, il senso che abbiamo voluto dare alla cerimonia di quest’anno del Sigismondo d’Oro. Rimini, le sue aspirazioni, i suoi problemi non sono comprimibili nel discorso di un sindaco e non risiedono in un elenco di progetti fatti o non fatti o da fare. Pensare il contrario vorrebbe dire credere che un oceano possa essere contenuto in una bottiglia. Sembra banale ribadirlo, ma non lo è.

Le stesse persone che abbiamo voluto ricordare poco fa in un video toccante testimoniano come il senso di una vita, e di quella somma di vite dagli sviluppi più diversi a cui diamo il nome di comunità, non risieda nei trionfi pubblici, ma nei giorni messi in fila, nella dignità della fatica che non si vede, nella resistenza ad ogni sacrificio. Sono le ‘foglie d’erba’ di cui scriveva il poeta americano Walt Whitman: minuscole, delicate, silenziose, eppure, insieme, capaci di creare un prato, un paesaggio, un mondo. Per questo dico che la forza di una città come Rimini non deve essere cercata nella singola genialità ma vive ogni giorno nella sua gente comune.

Non è un facile esercizio retorico, perché da una affermazione come questa discendono precise e concrete responsabilità. La principale è che, davanti a un’opportunità o a una situazione critica, non esiste l’eroe solitario o il capro espiatorio. Ammetto pubblicamente: il sindaco non può rispondere di ogni cosa che accade, non può fare le veci di altri all’infinito ed è costretto quotidianamente a muoversi in un perimetro i cui confini si chiamano soldi, leggi, competenze. Credo di poter dire, per esperienza diretta, che bisogna diffidare della politica, e in generale delle persone, che non assumono mai il senso del limite nella propria azione. Questa è cattiva politica, tracotante perché ha la presunzione di contenere in sé tutta la meraviglia del mondo. Sarebbe facile dire ogni volta ‘sì’ ma non solo questo sarebbe impossibile ma tutto sommato profondamente ingiusto. Perché le cose che servono magari le può ideare o realizzare anche un sindaco o un presidente del consiglio, ma le cose che contano sono semplicemente opera collettiva di una comunità intera, con compiti e responsabilità equamente distribuiti. È la somma di migliaia di ambizioni, apparentemente piccole, che in realtà sono enormi perché comuni a tutti. Ed è qualcosa che va oltre l’accezione, a volte limitata al proprio perimetro o a quello di singoli interessi confliggenti, che la stessa politica dà alla parola ‘partecipazione’.

Come Amministrazione comunale facciamo la nostra parte. Bene? Male? Siamo consci anche dei nostri limiti, ma cerchiamo di dare risposte nel quotidiano e in prospettiva, rispondendo comunque alla evidente considerazione che, nel deserto di credibilità che ormai ha toccato ogni singolo elemento di ciò che viene chiamato Istituzione, il Comune è sempre la prima porta, la più vicina, a cui bussare, sapendo che si aprirà. Però più volte, negli ultimi mesi, anche io ho richiamato la necessità e la responsabilizzazione della componente civile e privata nei processi di crescita comuni e nella risoluzione di criticità croniche. L’ho detto e continuerò a dirlo per il recupero e la rinascita delle ex colonie marine, per il sostegno all’Università, per la futura Rimini Calcio, per la riqualificazione degli alberghi, per il Piano strategico della Cultura, per il problema della casa. Se per tutto questo e tutto il resto lo sguardo si rivolgerà esclusivamente verso il Palazzo, stando a guardare... beh... come si dice... la fine è già nota.

E Rimini però non vuole questa fine. Non si è arresa alle bombe, alle varie crisi che si sono succedute da 70 anni a questa parte: ha fatto, magari ha anche sbagliato, ma è viva.

Nel dopoguerra, Rimini ha ricostruito sé stessa, dando un contributo decisivo alla democrazia e alla libertà del Paese attraverso il turismo. Sì, proprio così. Siamo stati quelli che, con il loro sorriso e la loro fatica, hanno permesso a milioni di persone di godere di un diritto nuovo, il tempo libero, che in precedenza era garantito solo a pochi. E, a differenza di quelli che dicono che siamo solo ‘venditori d’ombra’ non capendo nulla del nostro vero miracolo, nella realtà abbiamo messo a disposizione vacanze, giorni, notti, spazi di libertà inconsueti, ma che hanno aperto una breccia in cui poi si è infilato il resto del Paese, crescendo in civiltà e democrazia.

Questo siamo stati e soprattutto questo vogliamo sia il nostro futuro: quel sapore di libertà che nessuno può toglierci di dosso.

E allora stasera, in questo teatro, quello che conta è molto altro rispetto al mio discorso. È questa atmosfera particolare. Perché, a pensarci bene, anche in questo spazio si stanno adesso sommando vite, ricordi, mestieri, idee. È questa la nostra forza, e non la possiede una persona sola. Siamo tutti noi. Generosità. Libertà. Foglie d’erba che diventano prato, paesaggio, mondo. Per accogliere quello che ci aspetta con attenzione ma allo stesso tempo fiducia, sapendo che possiamo contare su una grande forza: quello che abbiamo fatto fin qui.

Non permetteremo a nessuno di dirci che i giorni migliori di Rimini sono alle spalle.

EducAid e Salesiani Don Bosco Rimini. Tocca a loro. Sono un pezzo di quella Rimini bella, che costruisce ogni giorno, che non si rifugia nella paura, che sa aiutare gli altri, siano essi all’angolo della strada o in un Paese lontano migliaia di chilometri. Onorano Rimini perché di Rimini incarnano quel valore di comunità, che dalle nostre parti è una parola magari non spesso pronunciata ma saldamente presente. Grazie.

Voglio infine ringraziare il consiglio comunale, le istituzioni, i lavoratori, gli imprenditori, le associazioni, le famiglie, i giovani, tutti i riminesi che hanno consentito alla città di non fermarsi e continuare il proprio cammino anche nell’anno che sta per concludersi.

Ringrazio le forze dell’ordine, per il lavoro prezioso che svolgono a servizio di tutto il territorio.

Ringrazio tutte le autorità civiche e religiose per avere operato anche nel 2025 con impegno e passione affinché non si affievolisse il senso di comunità.

Ricordo ancora una volta, a nome di tutta Rimini, le persone e i cari che ci hanno lasciato durante l’arco dell’anno. Non li dimentichiamo. Ricordo l’ex segretario comunale di Rimini, Giuseppe Flora. Vorrei dare un abbraccio a Igor Protti, Sigismondo d’Oro nel 20023, che sta combattendo una dura battaglia per la vita.

Grazie ancora e Buon Natale.
 

Le motivazioni dell’onorificenza:


 

EducAid
Organizzazione Non Governativa

Per avere promosso, con la propria attività ventennale, educazione, supporto psico- sociale e cultura dei diritti presso i gruppi più vulnerabili di numerosi Paesi del mondo;

Per avere ampliato il raggio della storica cultura dell’accoglienza riminese, facendone un metodo di integrazione, solidarietà e democrazia, che attecchisce e si diffonde nel panorama internazionale;

Per avere dato corpo e sostanza all’idea che solo attraverso la partecipazione attiva a progetti di sostegno delle persone più fragili si consolida, condividendolo, il vero spirito di comunità.
 

Salesiani Don Bosco Rimini
Istituto religioso

Per essere, da oltre un secolo, punto di riferimento di una quotidiana attività religiosa e sociale, capace di alimentare incessantemente il senso di un cammino comune per la Città e i suoi cittadini;

Per promuovere, specie tra i giovani, il valore dell'educazione come elemento essenziale di una società responsabile, buona e onesta;

Per avere messo a disposizione di tutta la comunità riminese una chiesa, un luogo, spazi, tempi ed esperienze che permettono alle persone di crescere insieme, condizione necessaria per lo sviluppo di una comunità forte e orientata al futuro.

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Ultimo aggiornamento:

22/12/2025, 10:02