Decreto Caivano, la dichiarazione della vicesindaca con delega alle politiche educative, Chiara Bellini

Un decreto fuori dalla realtà che confonde punizione con educazione, comunità con galera.

Data di pubblicazione

Dopo la recente presentazione del decreto Caivano da parte del Governo, non posso che esprimere la mia preoccupazione e contrarietà di fronte a norme che rendono solo più facile il carcere per i minori e i loro genitori, confondendo la “pedagogia della punizione” - come da qualcuno è stata definita - con quella della educazione.

Faccio in particolare riferimento, tra le altre, alle norme che prevedono il carcere fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola. Non si può pensare che l’unica soluzione a questi problemi sia la punizione. Non si tratta,  tra l’altro, di un problema geolocalizzato in determinate aree del nostro paese ma, con numeri e caratteristiche anche molto differenti, si riscontra in tutta Italia. In ogni caso, a prescindere dalle diverse cause alla base di questo fenomeno, se sei nella deprivazione, ti servono strumenti per emanciparti.

In altre parole, mentre sui territori lavoriamo quotidianamente per il coinvolgimento attivo dei genitori, proponendo di dialogare di più e meglio con la Scuola, la soluzione dello Stato è mandare in galera mamme e papà. Questo accanimento verso i genitori è inutile e dannoso, quasi un proclama elettorale più che una azione governativa mirata a risolvere davvero i problemi.

Ciò che serve non sono slogan di corto respiro, ma investimenti seri di lungo termine sulla scuola e il diritto allo studio. Risorse per diminuire l’impatto dei costi delle mense e dei trasporti - come facciamo autonomamente a Rimini e in Emilia-Romagna, in assenza di contributi nazionali - o per aumentare le dotazioni territoriali per il tempo pieno e prolungato. Ma anche questo non basterebbe perché, sul tema dell’abbandono scolastico l’unico approccio risolutivo rimane quello educativo.

I numeri riminesi

Evasione scolastica

Un fenomeno sotto la lente di ingrandimento anche a livello locale, seppure i numeri di Rimini siano tutto sommato relativi e comunque migliori rispetto a quelli della media nazionale.

Sono state 91 (89 più 2 casi di irreperibilità) le segnalazione relative a Rimini ricevuto per evasione scolastica nel corso dell’anno scolastico 2022/2023. Di queste posizioni, la metà (45), sono state recuperate in corso d’anno grazie ad un importante lavoro di richiamo e sollecito sulle famiglie. In particolare hanno ripreso la frequenza 22 alunni della scuola primaria, 2 delle scuole medie, 6 delle scuole superiori. Altri 15, hanno spostato la residenza, e recuperato la frequenza, in altri comuni o all’estero.

Le posizioni di evasione accertata sono state 44; di queste, la maggior parte (37) si sono registrate nella scuola primaria, il resto nella scuola media (3) e nelle scuole superiori (4).

Rimini laboratorio regionale

Il prossimo anno scolastico vedrà Rimini protagonista a livello regionale per l’osservazione e la sperimentazione di strumenti per il contrasto all’evasione scolastica e la promozione del benessere tra gli alunni. Il Garante regionale per l'infanzia ha infatti selezionato 3 comuni capoluogo della Regione Emilia - Romagna (oltre Rimini, unica romagnola, Reggio Emilia  e Modena) per la realizzazione di una ricerca su “povertà educativa e contrasto alla dispersione scolastica”  elaborato dall’Ufficio della Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con ANCI Emilia-Romagna e la DG dell’Assemblea legislativa e un confronto con altre banche dati (fra cui INVALSI) che si avvierà in autunno. Una occasione  importante per porre l’attenzione non solo sulla più conosciuta e riconoscibile evasione esplicita (ad esempio le assenze non giustificate, non andare a lezione senza il permesso dei genitori, abbandonare gli studi prima del diploma), ma anche sull’evasione implicita (gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso esplicito, finita la scuola non hanno le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell'Università).

Educazione parentale

Nel corso dell’anno scolastico sono state 49 le famiglie che hanno chiesto di poter assolvere gli obblighi scolastici dei propri figli attraverso l’educazione parentale. Un numero che, seppur relativo a livello assoluto, e  in calo rispetto all’anno scorso - quando le domande salirono a 58 - conferma un trend strutturale di crescita rispetto ai numeri pre covid, quando le richieste si assestavano intorno alle 10/15 famiglie. Un fenomeno dunque che è cresciuto in modo esponenziale dalle chiusure delle scuole in periodo pandemico, ma che ora sta trovando una sorta di stabilizzazione.

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Ultimo aggiornamento

20/11/2023, 10:10